L'implantologia endossea permette di sostituire uno o più denti senza dover ricorrere alla
limatura di altri denti con grande e inutile sacrificio biologico.
Permette inoltre, anche
in assenza completa di denti, di eliminare le protesi mobili, creando dei supporti e ancoraggi
fissi che permettono la funzione, la fonetica e l'estetica perdute.
Per “grande rialzo del seno mascellare” (o sinus lift) si intende una tecnica chirurgica volta ad incrementare la quantità di osso disponibile per l’inserzione di impianti nella regione posteriore del mascellare superiore, nel quale a volte è impossibile una riabilitazione protesica ad ancoraggio implantare.
Si utilizzano materiali alloplastici (osso bovino deantigenato e detossificato) e membrane riassorbibili per facilitare la crescita dei tessuti.
L'impianto sostituisce le radici dei denti ed è utile per ancorare i denti mancanti. Gli impianti, a forma di vite e in titanio puro, si osteointegrano in intima connessione con l'osso. Il processo completo di osteointegrazione avviene in un periodo che varia dai 3 agli 8 mesi. Gli impianti sono stati utilizzati per la prima volta nel 1982 dal Professor Per. J. Branemark in Svezia.
Come per i denti naturali, che possono andare incontro a parodontopatia (piorrea) anche gli impianti possono essere soggetti ad infezioni definite comunemente perimplantiti. Tale processo patologico provoca la perdita dell'osso immediatamente a ridosso delle spire della vite implantare portando, se esteso e non trattato, alla perdita della stessa. La terapia dell'infezione a carico di un impianto prevede la scopertura dello stesso mediante un lembo e la pulizia dell'infezione con applicazione di antibiotico locale.
Il fumo non è una controindicazione assoluta ma i forti fumatori presentano un maggior rischio di perdita di impianti rispetto ai non fumatori sia per l'azione diretta della nicotina che per azione indiretta del fumo sull'apporto vascolare periferico.
Si possono mettere gli impianti solo a condizione che la malattia parodontale sia sotto controllo, spiegando al paziente che gli stessi batteri che hanno causato la perdita dei denti potrebbero causare la perdita degli impianti.
Si possono mettere gli impianti solo a condizione che la malattia parodontale sia sotto controllo, spiegando al paziente che gli stessi batteri che hanno causato la perdita dei denti potrebbero causare la perdita degli impianti.
Gli impianti possono avere un diametro tra i 2,2 e i 6 mm e una lunghezza di 6-18mm. Con una Tac 3D è possibile ottenere delle misurazioni precise per calcolare quale impianto poter inserire. Nell'arcata superiore è possibile effettuare un rialzo di seno mascellare con ricostruzione ossea per poter inserire un impianto nel caso in cui ci fosse poca disponibilità ossea.
Se il diabete è compensato e curato non ci sono grosse controindicazioni, fermo restando che le condizioni dell'osso e dei tessuti molli siano sani e sufficienti all'inserimento di un impianto.
Non ci sono mai delle controindicazioni assolute anche se, per ragioni più discrezionali che cliniche, è meglio non fare la terapia implantare in prossimità del parto e nei primi mesi di allattamento.
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